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Chi gestisce la cultura finisce sempre per dominare lo stato

  • Immagine del redattore: Noah Mana Tapu
    Noah Mana Tapu
  • 18 lug 2024
  • Tempo di lettura: 1 min


Da questo punto di vista, non direi che viviamo ancora in un’egemonia culturale creata dal maggio 68, ma piuttosto che stiamo subendo il regno di un’ideologia dominante, basata su un’antropologia di tipo liberale, alla quale si sono uniti molti degli ex attori del maggio 68. Non c’è nulla di inevitabile nell’innegabile egemonia di questa ideologia dominante, i cui due vettori principali sono l’ideologia del progresso e l’ideologia dei diritti umani. [continua]

di Alain De Benoist


il maggio 68 ha visto l’emergere di due correnti che all’epoca erano associate, ma che in realtà erano molto estranee tra loro. Da una parte c’erano i rivoluzionari sinceri che volevano staccarsi dalla società dello spettacolo, teorizzata da Guy Debord e poi da Jean Baudrillard, e porre fine alla logica del profitto; dall’altra i liberal-libertari che volevano trovare “la spiaggia sotto il selciato” in modo puramente edonistico. I rappresentanti di questa tendenza si resero subito conto che il sistema capitalistico e l’ideologia dei diritti umani erano i più adatti a consentire loro di raggiungere la libertà illimitata e la “rivoluzione del desiderio”.

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