Cosa ho imparato dall’essere genitore?
A osservare a guardare le cose con occhi aperti, notando il nuovo, lo strano, il diverso delle situazioni.
Ad essere più attento al momento presente. A vivere con intensità quello che accade. Ad essere più attento e interessato alla quotidianità, alle cose semplici che accadono ogni giorno. A non pensare al futuro, perché il presente dei bambini è già così ricco di esperienze, di azioni, di emozioni, di vitalità. Non c’è spazio per il futuro (pensato). Il futuro arriva e si costruisce nel presente.
A chiedere con semplicità e senza troppo timore. A dare più importanza al porre domande.
A dare valore alle ritualità, alle consuetudini (pasti, nanna, giochi, storie, stagioni, feste, abitudini del sabato, della domenica, della sera, ecc.).
A tenere insieme amore e regole, come due aspetti fondamentali della crescita, come l’acqua e gli argini per un fiume; a dare importanza, valore e riconoscimento alle regole utili e chiare (poche ed essenziali).
A spiegare le cose in modo semplice, adatto alla loro comprensione che cresce nel tempo. A cogliere l’essenziale delle cose.
A permettermi di vivere le emozioni con maggiore intensità, ed esprimerle per poterle superare / “attraversare”, per ripulirsi ed essere pronto a nuove emozioni. Ad vivere la gioia, l’entusiasmo. Ad essere più espressivo, più capace di esternare.
A non aspettarmi nulla da loro e a rendermi conto invece di come sono, momento per momento, con tutta la loro straripante vitalità.
A dare importanza alla vitalità, all’energia, anche e soprattutto nel corpo, la nostra “astronave” nel viaggio sulla terra.
A rendermi conto che le persone sono in continua crescita e la crescita chiede TEMPO, ESPERIENZA (vivere le situazioni, anziché evitarle), ACCOMPAGNAMENTO (dei grandi che orientano, proteggono, nutrono – a diversi livelli).
A rendermi conto delle mie rigidità, aggressività, timori, superficialità. I figli ci smussano e ci chiedono di adattarci continuamente e in modi nuovi al loro stesso cambiamento.
Ad usare di più e meglio il silenzio per comunicare (guardare con le orecchie, ascoltare con gli occhi), limitando le parole a quando realmente sono necessarie. Ad ascoltare con maggiore attenzione e senza troppe idee in testa.
A stringere in un abbraccio per calmare, contenere, consolare, tranquillizzare. Ad usare meglio lo sguardo, i gesti, oltre alle parole.
A sentire e vivere positivamente la responsabilità, lasciando che questa mi faccia maturare come persona.
A essere più semplice, chiaro e diretto.
A saper essere deciso e forte, senza bisogno di essere aggressivo.
A dire sì con amore. A dire no con amore.
A pensare meglio e più chiaramente prima di dire e di fare.
Mi hanno reso più consapevole di come io sono, sia come papà sia come persona.