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BEBEC  “IL BOSCO”di Amazigh

 

 

 

 

Fu nella tarda primavera  del 2014 che iniziò la nostra avventura, 

Magoo e Noah avevano da poco deciso di chiudere il  centro culturale olistico di cui ci occupavamo, “Manabi”, ci aveva regalato momenti indimenticabili, organizzavamo incontri, corsi, eventi, concerti, massaggi, chiunque aveva qualcosa da condividere inerente alla nostra filosofia poteva chiedere per organizzare appuntamenti presso “Manabi”. 

Le persone partecipavano sempre più numerose, persino economicamente avevamo raggiunto un risultato completamente soddisfacente.

Però sentivamo che un cerchio si era chiuso, saremmo potuti invecchiare dentro quel cerchio, avremmo potuto dedicare la nostra vita a organizzare, diffondere, comunicare, ecc. ma capivamo che quello che avevamo realizzato riguardava solo un aspetto della nostra esistenza. Ci sentiamo come diamanti con innumerevoli sfaccettature e ognuno riflette un’immagine diversa,  da esplorare, da  scoprire, sempre nuove angolazioni, nuovi punti di vista.

In quel periodo stampai  un libricino, “Dal Ritorno a Bebec”, che narrava una visione, un mondo nuovo, dove l’essere umano ha veramente  messo fine allo stato  mentale medievale che da millenni  lo attanaglia, per dedicarsi finalmente all’evoluzione di se stesso e del proprio pianeta. 

Quasi contemporaneamente a quello scritto, per motivi tortuosi che non vi stò a scrivere, a Magoo e Noah, venne  affidato un bosco di quindimila metri quadri.

Ed eccoci catapultati dalle sincronicità,  su un nuovo lato di quel prezioso diamante, una nuova “sfaccettatura”,  Magoo in primis e poi tutti gli altri ci fiondammo in quel bosco a fantasticare, a immaginare situazioni,  lo percorremmo in lungo e in largo, attraversando rovi e rami, sentendone l’energie che ci arrivavano,

nacque l’idea di un villaggio, di uno spazio per viaggiatori, e cominciammo a  farne un giardino. Nel frattempo il bosco prese il nome di “Bebec”

Attraverso meditazioni e cerchi intorno al fuoco ci siamo relazionati con il “Genius Loci”.  Poi con falci e segacci abbiamo ripulito, creato gli accessi, intrecciato rami, formato gradini, liberato gli spazi per aree ludiche  e meditative, per capanne o tende, abbiamo portato l’acqua prelevata da una cisterna d’acqua piovana, per lavare e lavarsi, recuperato una roulotte ben tenuta per cucinarci qualcosa e fare da reception, liberato un accesso al ruscello che scorre nel bosco per attingere acqua da bere, ci siamo procurati un tepee, e ispirati dal bosco abbiamo deciso di montarlo su una pedana ottagonale di 8x8 metri  che abbiamo costruito per intero su di un piano scosceso ma risultata perfettamente in “bolla”,  abbiamo raccolto legna secca per fare il fuoco la sera, inventandoci delle bizzarre cataste, tirato funi per le acrobazie tra gli alberi, scalato gli alberi più grandi, costruito stufe pirolitiche e tanto altro ancora.

Giunse così l’estate, un’estate particolare quella del 2014, trascorrevamo a Bebec tutto il tempo a nostra disposizione, stare nel bosco ci faceva stare così bene che uscirne era ogni volta  una sofferenza , la decisione si era fatta ormai ovvia, dovevamo trasferirci nel bosco.

Io e Gioia,  Magoo con Noah e i bimbi, individuato lo  spazio che ci risuonava, montammo le nostre tende e ci organizzammo per vivere a Bebec.

Il tempo trascorreva meraviglioso, aprivi gli occhi e udivi  l’energico canto degli uccellini che si erano svegliati molto prima di te, il ruscello che scorreva vivace era la base musicale per  tutta la giornata che  trascorrevamo  dedicandoci  al proprio piacere, al proprio essere. Senza inquinamenti esterni, cominci a sentire le tue orecchie che sentono; se usi solo candele per illuminare noti come i tuoi occhi notano, di come i tuoi polmoni respirano quello che ti circonda e via via cosi per tutti i sensi.  Intorno a noi era  così tanta la  bellezza che sentivo il piacere  di scrivere di ringraziare. 

Così in un angolino scrissi “ caro Bebec”, poi lo lesse Magoo e disse: “Perché non la musichiamo? “ non avevo la più pallida idea di come si potesse musicare un testo, specialmente quando è in una forma poetica. 

Magoo però ci sa fare davvero, ed ecco che “Caro Bebec” risultò in “bolla”.

Tutto continuava per il meglio, grazie a Gioia e Noah che a volte facevano da spola con il resto del mondo, io e Magoo potevamo continuare a stare immersi nel nostro bosco.

Ci piaceva molto accogliere le persone che passavano incuriositi, ne arrivavano anche da lontano, dall’Emilia, dal Veneto, dalla Liguria, persino dei turisti argentini e olandesi.

Noi ci divertivamo a inventare  sgabelli per sedersi, tavoli e giochi da poter fare nel bosco e fare da ciceroni,  mancava una bella canzone per  accoglierli e così scrissi  “Mio Caro Ospite”, e Magoo la mise subito in “bolla”.

Credo che tutti ricordino l’estate del 2014, pioveva tutti i giorni, a volte per l’intero giorno,  fu in un giorno di quelli, non ricordo se il secondo o il terzo consecutivo di pioggia, che ci ritrovammo al tavolo sotto la verandina della roulotte a decidere se lamentarci o riderci su. Bebec l’avrete capito dalle canzoni,  “è un po’ più giù è un po più in basso “ e quando  tutta quell’acqua si riversava diventava come la foce di un fiume che descriveva  una lunga scia e tutt’intorno un incalcolabile numero di lumache di ogni razza cominciava il suo cammino.

Quel giorno scrivemmo e musicammo “La pioggia” e prima ancora che smettesse di piovere era già in “bolla”.

Continuò a piovere per molti giorni e a volte anche di notte. Proprio in una notte di quelle un temporale fortissimo si scagliò  su Bebec, noi dormivamo  in tenda, e la sensazione della pioggia sul telo, il ticchettio sugli alberi era sempre gradevole e conciliante, ma quella notte percepivo sensazioni lontane credo, e tuttaltro che piacevoli. Cosi in quella notte insonne scrissi “tempo scaduto”, la mattina raccontai tutto a Magoo  e lui per superare l’accaduto mise tutto in “bolla”.

Era bello sentire la sua voce e la sua musica che metteva le ali alle parole, (come dice lui) e queste a loro  volta si liberavano dalla trama del foglio per vibrare in tutto il bosco e poi ancora oltre, nell’infinito per sempre.

Quando la pioggia continuava anche di sera, capitava che ci ritrovassimo io, Gioia, Magoo e Noah sotto la veranda della roulotte e inventavamo giochi, organizzavamo cose da fare a Bebec, in una sera di quelle scrivemmo giocando “Fiamma di Candela”. 

Finalmente il sole arrivava e il bosco si riempiva di luce, filtrata dai rami che trattenevano i raggi che ci avrebbero infastidito, la simbiosi tra noi e Bebec era perfetta.

 Gregor e Rebecca invitavano i loro amici a venire nel bosco e scorazzavano in lungo e in largo, tutta Bebec riecheggiava delle vocine di quei piccoli folletti che si inventavano di tutto.

Io e Magoo con Gioia e Noah, trascorrevamo le giornate a prenderci cura del corpo, a meditare, a giocare con i bimbi, a giocare sugli alberi, a fare legna per il fuoco della sera e per le giornate di pioggia, Gioia  si è organizzò una bella festa di compleanno con tanto di fuoco e candeline,  realizzando un suo sogno. Noah intrecciava rami in continuazione, disegnando percorsi e separè. Avevamo la zona bagni, la zona delle abitazioni, la balza dei bimbi, il bosco vecchio e saggio, il tempio, la zona sacra, il fiume, la pedana per il tepee, e lo spazio per gli ospiti. Da fuori ci arrivavano voci di ogni tipo, dalle lamentele per la pioggia continua che faceva marcire i pomodori, agli smottamenti che causavano frane in giro per il mondo, ma noi dentro Bebec  ci sentivamo in un’isola felice, noi stavamo vivendo il nostro momento.

A così tanta bellezza non si può non esprimere il  proprio ringraziamento, così in una mattina con il sole che ci scaldava, Magoo da un lato del tavolo suonava e io dall’altro scrivevo “Amico Sole”.

Se tutto questo e Dio sa quant’altro ancora succedeva di giorno, altrettanto continuava di notte, dopo che il sole tramontava e cominciava a farsi buio accendevamo il fuoco, un atto atavico di cui diventammo esperti, ripetuto ogni sera scandiva un passaggio, un ponte, l’inizio di un rituale, passavamo alla notte, trascorrevamo  ore a lasciarci scaldare e ipnotizzare dalle fiamme, con le luci del fuoco che si proiettavano sugli alberi tutt’attorno, ne rimasi innamorato e scrissi “Fuoco” (Magoo musicò e mise in “bolla”).

A volte in quelle sere facevamo un gioco, bellissimo, ci muovevamo in giro per il bosco senza pila, liberamente nel buio, cercando di vedere con tutti i sensi esclusa la vista, vi assicuro che succedono cose incredibili, anche di  notte, in quella vera, senza luci, in un bosco si provano magie sconosciute. Che bello sarebbe  poter godere della bellezza della notte così come di quella del giorno.

Una “Ode alla notte” non poteva mancare (con musiche in “bolla” di Magoo). E in una bellissima sera di queste Magoo scrisse e musicò “Ora non So”.

Ma lo stupore a Bebec non finiva mai, di nuovo di sera, vicino al fuoco, seduti al nostro tavolone, intorno a noi la luce del fuoco si mescolava alla luce della luna, uno sguardo si gira e vede la luna piena tra quei rami proprio li vicino a noi.

Prendemmo subito il macete, gli  attrezzi e ci aprimmo un varco  tra i rami, ci appare una luna nella sua pienezza, con tutti i suoi aloni intorno e il suo sguardo soffiante ben disegnato. Il giorno dopo Noah ci costruì un vero balcone in quel punto. In quella sera nacque “Luna” con le musiche di Magoo (in “bolla”).

Mentre i giorni passavano Bebec mi metteva una serenità insolita,  assorbivo la tranquillità degli alberi, del muschio, del ruscello, mi sentivo sazio. In questi giorni Magoo musicò altre due canzoni che scrissi, “ Semplicita” e “Cercoparole”.

Con il trascorrere dei giorni, trascorrevano le settimane e anche l’estate piovosa del 2014 volgeva verso la fine.

A  Bebec si stava benissimo, adesso il paesaggio si era trasformato,  la mattina  tutto il bosco era avvolto in una nuvola di nebbia, di umidità, che svaniva nella tarda mattinata per ricomparire nel tardo pomeriggio. 

Contrariamente a ciò che si può pensare  non era un umidità subdola, dolorosa, invadente, invece ti  lubrificava le ossa, era corposa, palpabile, era la rugiada o il respiro degli alberi. Tutta Bebec era in una nuvola.

In quei  giorni scrissi “Umidità”, musicata e messa in “bolla” da Magoo.

Vi racconto l’ultima: un giorno dell’autunno ormai raggiunto un vento fortissimo sventolava gli alberi di Bebec.

Un alto e pesante pioppo non resistette e si lasciò cadere su una grande macchia di Lauro Cerasus sotto di lui, che lo aiutarono a non schiantarsi a terra ma restare un po sollevato, un po in obliquo, 

potevamo camminare sul tronco e raggiungere la sua biforcazione che in verticale serebbe stata almeno 15 metri su. 

Intrecciammo rami e ci preparammo un giaciglio, sospesi a mezzaltezza, e scrissi “Il Nido”. Magoo la mise  in “bolla”. 

Che belle dormite ci siamo fatti in quel nido e che bei sogni.

 

Le canzoni  di questo primo canzoniere sono finite, ma Bebec tutt’altro. Le vicende da raccontare continuano alla grande.

Bebec ha iniziato il suo nomadismo, viaggia per l’Italia, l’Europa e una delegazione è stata anche nel nord Africa. 

Bebec ha prodotto un libro su quattro giorni di full-immersion nella medina di Essaouira, durante il festival di musica gnawa.

Una canzone su un viaggio in Andalusia e altre ancora sono scritte  e messe in “bolla” e cantiamo nei concerti dove ci invitano,

Bebec è poesia, pensieri, informazioni condivise e tanto altro ancora.

 

A presto.

Il canzoniere di Bebec

Testi, ritmi e cacofonie selvatiche di Filippo Amazigh Maisano

Musiche, canto e chitarra di Magoo

 

Una produzione

Mauro Hare Krishna

Pianeta Musica - Erba (CO)

Amico Sole - Magoo e Filippo
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Luna - Filippo e Magoo
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Pioggia - Magoo e Filippo
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Caro Bebec - Magoo e Filippo
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Cerco Parole - Magoo e Filippo
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Mio caro ospite - Magoo e Filippo
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Il Nido - Filippo e Magoo
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Fiamma di Candela - Magoo Filippo Gioia Noah
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Semplicità - Magoo e Filippo
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Umidità - Magoo e Filippo
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Tempo Scaduto - Filippo e Magoo
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Ora Non So - Filippo e Magoo
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Ode alla Notte - Filippo e Magoo
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Fuoco - Filippo e Magoo
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