Jorge nelle vele [2018]
Opere, pensieri e ricordi annodati in una tensione alata
Prossima pubblicazione
RBM Tic Toc Beat
Ho incontrato Jorge Eielson in modo bizzarro, come sempre quando si è guidati da ispirazione e sincronicità anziché da volontà personale. Nell'estate-autunno del 2001, ventisettenne, ho gironzolato per tre mesi con una mirabolante compagnia di artisti vari che portava in scena uno spettacolo sospeso tra musica, immagini e parola. C'erano l'amico pittore Emilio Giossi, l'euritmista Giovanna Galimberti e un quartetto di musica da camera contemporanea Messicano. Le poesie erano mie e di Emilio ed io prestavo la mia voce, una voce che ancora doveva molto liberarsi negli anni a venire da limitazioni e tensioni strutturali.
Grazie a tutto ciò venni ad incontrare l'allora console per il Brasile a Milano, di origine Messicana, che presto si affezionò a me e mi omaggiò di CD e libri fino a farmi capire in modo esplicito che era interessato a più di un'amicizia curiosa. Fu allora che lo salutai con rispetto e decisione, ma nel frattempo avevo ottenuto in dono Poesìa Escrita di Jorge Eduardo Eielson, avuto dal console ad una presentazione realizzata poche sere prima a Milano. Non lo conoscevo ma le poche parole lette in preda a curiosità irrefrenabile mi fecero risuonare vibrazioni commoventi e vitalizzanti. Dovevo incontrarlo. Guardacaso pochi giorni prima nella biblioteca dell'Università dove facevo a mio modo l'assistente di una professoressa, avevo incontrato una raccolta bellissima dedicata alla poesia latinoamericana e le stesse vibrazioni che avevo sentito nel libro tra le mani echeggiavano nel ricordo delle pagine sfogliate in quella rivista. Prima di salutare il console feci in tempo ad avere informazioni su dove potessi trovare Eielson e, miracolo, venni a sapere che abitava a Milano, in via Stampa. Pochi giorni dopo ero da lui a suonare al suo campanello, tra le mani il meglio delle poesie che allora andavo scrivendo, senza sapere un granché di lui, ma ammaliato dal suono e dal senso delle sue parole. Richiamato dal pifferaio magico nella sua dimora. Allora non lo sapevo, ma Michele Mulas era vicino alla fine della sua esperienza terrena e la malattia stava incalzando. Io feci appena in tempo ad incontrarlo occasionalmente per qualche istante, per un breve saluto, uno sguardo. Mi bastò per sentire la bellezza naturale, radicata, sincera e creativa di quell'amico che Jorge tanto stimava. Il giorno del nostro primo incontro si stava prendendo cura di lui, ma accolse le mie poesie e mi propose presto di rivederci.
Nell'incontrarlo portavo sempre con me il fardello noioso e limitante di una bella serie di nevrosi non ancora curate, di una certa quantità di inibizioni non ancora liberate, e di qualche incantesimo intergenerazionale non ancora sciolto. Di certo sapevo ascoltare e su questo solo potevo contare. La mia mente spesso troppo confusa, il mio cuore tremante, insicuro e a bagno in un vasto mare di tristezza incompresa, così come il mio corpo appesantito e teso non mi aiutavano certo ad essere sciolto e naturale, curioso e aperto, capace di condividere appieno. Fossi stato allora come sono ora mi sarei divertito come un matto, giocando con le parole, con l'immaginazione, saltellando tra le intuizioni. Che viaggi ci saremmo fatti io e Jorge!
Ma ero come ero e tutto è andato come è andato. Nonostante le mie piccolezze ho potuto creare molte cose belle con lui, tra cui alcuni dei suoi ultimi nudos e ho prestato la mia voce durante presentazioni, reading, mostre, installazioni e audioperformance.
Ho potuto giocare con Jorge in vari modi e soprattutto ascoltare, ascoltare, ascoltare. La sua voce musicale, dolce e gentile, sussurrata, scandiva ricordi e pensieri, comprese molte intuizioni profonde che segnarono la sua vita, densa di presenza in momenti topici del farsi della cultura artistica di questa civiltà. Nei suoi racconti c'era Duchamp, c'era Octavio Paz, c'era Deshimaru e c'erano Roma, Parigi e New York, la Sardegna e l'arte africana, la cultura precolombiana, il cristallo di Rocca, c'era Michele, c'erano le scogliere del Perù e i tuffi, c'era l'astrofisica, la meccanica quantistica, la biologia, c'erano le stelle, moltissime stelle e c'era sempre bellezza, semplicità, eleganza, rispetto e disincanto. C'era anche il quotidiano, il buon cibo cucinato dalla sua "cuoca" o offerto in un ristorante vicino.
Mi sentivo sempre imbarazzato e stupito al contempo. Imbarazzato di fronte ad un gigante di cultura ed esperienza artistica internazionale, per di più a fronte del mio sentirmi così piccolo e limitato; stupito perché risuonava in me la sua profonda umanità, semplicità, autenticità, creatività. Mi era chiaro che il mio ascolto corrispondeva al suo piacere di raccontare e condividere, che presto, nell'arco del primo anno, si è trasformato nel piacere di fare insieme, quando incominciò a propormi di aiutarlo e collaborare nella realizzazione di qualche sua creazione.
Ho potuto osservalo, annusarlo, sentirlo, respirarlo, immaginarlo. Tutto ciò grazie alla rilassatezza, alla profondità dell'attenzione, alla presenza cosciente, sveglia, brillante di Jorge nei nostri incontri. Sedermi di fronte a lui sul divano era come entrare in un portale che conduceva a realtà parallele, che lui dipingeva con le parole e tesseva con i pensieri. In qualche momento di grazia sentivo svanire i pur apparenti confini fisici che ci separavano e percepivo un senso di connessione e di unità, che si è andato intensificando dopo la sua morte fisica.
Ora lo sento così vicino. Mi basta leggere una sua poesia, scriverne o percepire il poetico in qualche angolo della vita e i brividi di Jorge tornano a farsi sentire, intensi e densi di ispirazione.
Essenzialmente ora mi sento tutt'uno con lui. Questa è però storia molto recente, di pochi giorni. Il 2018 mi ha regalato qualcosa di molto speciale, la consapevolezza di aver trovato anch'io, come Jorge, la "maschera che non deforma". Posso così tornare pian piano nel mondo allargato della civiltà, senza più sentirlo minaccioso o futile, dopo un ritiro di quattro anni in me stesso, nella mia famiglia e nei nostri amici intimi, oltre che nell'arte e nella natura. Certi passagi anche nel mondo umano sono digitali, come lo sono nel microcosmo atomico i salti quantici. Dopo un lungo e continuo lavoro sotterraneo il torrente emerge all'improvviso dalla terra e diventa sorgente.
Grazie Jorge dei cinque anni di amicizia condivisa e dell'intenso nutrimento, visibile e invisibile, che mi hai offerto.
Ho visto Jorge
travestito da pagliaccio
portare l’unica maschera
che non deforma
Artista de la vida
indossa il proprio volto
maturato
tra parole onde e stelle
nutrito
da pioggia suoni e pianto
salvato
dalla grazia dell'Essere
fedele alla luce
che non acceca
Solitario pellegrino redisè
beve l'alba e serio ride
fin dal mattino
al tramonto siede
e gioca con la sera
Mai dispera
perché sempre una lucciola passa
proprio quando il passo cede
e la raccoglie trasformando
le doglie in parto
Nel marmo bianco della poesia
che afferra l'Oltre (cosìssia!)
Modella la scala infinita
gradino per gradino
equazione di perpetua ascensione
E tra un passo e l'altro
tra un gioco e l'altro
un bicchiere di vino
Se sei vivo sei in viaggio
(2018)
Racconti del Marziano Gentile
sul pianeta Terra,
verso la fine dei tempi
Il libro è in attesa del suo editore
Prefazione
Una raccolta di racconti connessi tra loro da una spirale fuori dallo spazio e dal tempo.
Luoghi dello spazio fisico e dello spazio interiore (animico, mentale, spirituale), si intrecciano con tempi differenti (passato, presente, futuro), accomunati dal tema dell'esplorazione, del viaggio di conoscenza.
Racconti scritti dal Marziano Gentile, l'Anomalo, coui che scrive preghiere d'amore, vede interiormente il Mondo Nuovo e canta Utopie fondate sull'arte.
Un viaggio di tre giorni nel nord-est italiano, attraverso tre differenti storie, vissute da sei diversi personaggi, tripla proiezione creativa dei due protagonisti.
Una gita in Marocco raccontata a quattro mani e due teste, esempio frattale dell'essere in viaggio nella vita d'ogni giorno.
La scoperta di un genius loci geologico che si estende per una ventina di kilometri tra il Monte Barro e la Valle del Curone, nelle prealpi lecchesi, con l'esplorazione dei suoi chakra pulsanti.
Il racconto-report di viaggio di un extraterrestre che osserva il pianeta dalla sua superficie e condivide le sorti dei terrestri, con qualche suggerimento.
Infine, il viaggio culturale di ricapitolazione del percorso di studi e formazione professionale, preludio ad un radicale scollocamento sociale.
Questi i "racconti di viaggio", di quel viaggio incessante che è la vita quotidiana...
...che si inscrive in quel viaggio più grande che inizia con la nascita e finisce con la morte fisica...
....che si inscrive in quel viaggio più grande che precede e trascende la morte stessa.
Racconti dal pianeta Terra
(14 aprile - 13 maggio 2018)
Il Faro Editore - novembre 2019
Premessa dell'autore
Siete in presenza di un libro caricato con 33 pallottole di coscienza, particolare tipologia d'arma d'amore che non intacca il karma di chi la utilizza.
Avendo solo effetti evolutivi ed agendo in modo giocoso, potrà alla peggio disturbare il senso estetico-letterario di qualche lettore, invogliandolo a liberarsi presto dell'oggetto. Alla meglio, invece, sarà ordigno prodigioso, capace di attivare processi alchemici profondi, danzando tra i neuroni del cuore e del cervello, suscitando comprensioni in svariate direzioni.
Questi undicipertre racconti parlano della vita quotidiana nel qui ed ora dei "nostri tempi". Parlano di diversità, di viaggi, esplorazioni, lavoro, non lavoro e molta ordinaria follia; parlano di dei, di evoluzione, di morte e rinascita, di paternità, malattia, cura, guarigione, bellezza, amore e libertà; anche di tempo, spazio e universo. Ne parlano dal punto di vista di un alieno, non alienato.
Sono tra gli antidoti culturali ai demoni del cinismo, dell'ignoranza, del giudizio, dell'arroganza, della prepotenza, della superficialità, dell'inconsapevolezza.
Consiglio di leggerli lentamente, come si leggono i poemi, i salmi o i racconti in una lingua meno nota. Sono brevi, ma di buon peso specifico. Il peso della Parola e dei suoi Sensi.
Spremuta lentamente, la polpa rilascia al meglio il succo.
Buona, rinfrescante e vitalizzante bevuta.
Indice
1. Da oggi manca
2. Non ho più tempo per lavorare
3. Mi mangio tutto
4. Soldi in saldo
5. Autoritratti
a. Il viaggiatore gentile
b. Anomalo (outing declamato di un diverso a modo suo)
6. Spaesante flatlandia
7. Per un po' me ne sto a casa
8. Il canzoniere del Marziano Gentile - dall'opera musicale
9. Fuori misura, fuori luogo, fuori tempo e fuori senso
10. Conosco gente anomala (senza far nomi)
11. Quanta bellezza!
12. La mia banca è un cassetto pieno di buste
13. Alek Sathor sulla porta di casa
14. Improvvisazione I (la parola)
15. Subacqueo da supermercato
16. Messaggi dal superconscio elettronico
17. La prima volta che sono morto in questa vita
18. Highlands con treno volante (appunti di viaggio)
19. Terapia dell'orecchio con torrente scrosciante
20. La creazione
21. Artritis
22. Come una foresta valtellinese mi raddrizzò una spalla
23. L'acqua della vita: orsi Bucegi e grazie transilvane
24. Ode alla biblioteca
25. Fare il papà è una cosa pazzesca
26. Ieri era estate, oggi autunno, il calendario dice primavera
27. Ho fondato un Regno
28. Capitàno perso!
29. Faccio un pianeta a modo mio
30. Improvvisazione II (lo spirito)
31. Angeli, drago e porte che si aprono
32. A' Muntagna: Etna feelings con ET
33. Essere invisibilE
1-1-1 Viaggio nel presente continuo (2014)
Ideato, vissuto e realizzato da Ivan Sirtori e Davide Mauri
Il libro è in attesa del suo editore
Preludio: riflessione da un faggio sull'arte sociale. Uno scambio tra Ivan Sirtori e Davide Mauri.
Perché cerchiamo di creare opere d'arte da condividere con un pubblico? perché cerchiamo di sviluppare una certa forza comunicativa? Per avere un impatto trasformativo sulle persone. Per cambiare la loro prospettiva sulla vita, arricchendola di elementi divergenti rispetto al noto, per scardinare visioni limitanti e riportare desiderio e amore nell'agire quotidiano.
Ma allora perché non farlo direttamente, da essere umano a essere umano, nei contatti quotidiani, in ogni incontro. Perché non ESSERE opere d'arte viventi, che incarnano la forza trasformativa della parola, del gesto, della voce, del desiderio, della verità. Quale viatico per espandersi a tale ampiezza? Coltivare l'autenticità, la presenza consapevole nel vivere sé stessi in ogni momento per come si é, senza forzature, senza pressioni, senza freni, senza imbarazzi, senza giudizio. L'arte dell'ESSERE.
Allora la vita diventa un gioco sapiente, che tesse continue opere d'arte, nella trama del tempo, dello spazio e delle relazioni.
Presentazione di Ivan e Davide
Un gioco tra due amici artisti de la vida, perlustratori dell'oltre nel quotidiano.
Sei protagonisti (Ivan e Davide, Socràt e Giottò, Sefet e Derset)
Tre differenti prospettive (REALTA': un viaggio tra Trieste, Grado, Venezia, Treviso e Salò in un periodo invernale vuoto e piovoso; SENSO: un percorso di riflessioni per la co-creazione del presente; IMMAGINAZIONE: una fiaba mitica tra Paludi, Draghi, incantesimi e rivelazioni)
un ritmo di due notti e tre giorni (apertura, svolgimento, chiusura)
e moltissimi indizi, sincronicità, segnali, scoperte.
Per comunicare come si possa giocare a vivere
in modo multidimensionale e co-creativo
in quel presente continuo
in cui si svolge la vita.
Siamo bambini magici
(2018)
Racconti rivolti ai bambini e al bambino interiore dell’adulto. Testi di Magoo, Filippo Maisano e Giorgio Piciaccia. Con illustrazioni dalle opere di Rosario Bruno Mele.
Prossima pubblicazione
RBM Tic Toc Beat
Quanto è lunga la strada?
B: Quanto è lunga la strada Papà?
P: E' lunga quanto la pensi tu
B: E se ci penso tanto e ogni momento?
P: Non finisce più.
B: E se gioco e non ci penso?
P: E' lunga un soffio e sei già arrivato.
B: non è così complicato!
P: semplice come sorridere quando si è contenti
B: mi piace quando ti si vedono tutti i denti
P: anche se qualcuno è andato in vacanza?
B: si si, così c'è più spazio. Ma lo spazio cos'è?
P: è qualcosa che sembra ciò che non è?
B: cioè?
P: se tu sei a scuola e io sono al lavoro, sembriamo lontani, ma... B: “Anche se siamo, molto lontani...”
P: “ ...siamo sempre vicini, con i nostri cuoricini”
B: E' vero, sempre vicini
P: basta chiudere gli occhi o farli diventar piccini
B: e poi si sente
P: si, un brivido
B: e si vede
P: si, un luccichio
B: e poi vedo te, che ridi
P: e io vedo te, che danzi
B: funziona, funziona sempre
P: come tutte le cose vere. Quando le conosci.